Dopo aver collezionato da un po’ di anni etichette come “sei esaurita”, “calmati”, “sei troppo agitata”, ho finalmente trovato il giusto nome per descrivere quella che è la situazione che accomuna la quasi totalità (potrei anche azzardare e togliere la parola “quasi”) di noi mamme.
CARICO MENTALE
Vi confesso che la cosa mi ha dato non poco sollievo. Perché la cosa più difficile di tutte era riuscire a comunicare a parole come mi sento in alcuni momenti particolarmente intensi della mia vita. Momenti in cui sono consapevole di non stare bene con me stessa e con gli altri, ma che sentivo di non riuscire a spiegare al meglio a chi mi sta vicino, in primis mio marito.
Poi, navigando sul web mi sono apparse queste due paroline magiche.
CARICO MENTALE
In quante occasioni ci sentiamo schiacciate dalla quantità di impegni e responsabilità che ci vengono richieste (in modo più o meno tacito) in quanto madri e in quanto lavoratrici?
E quante volte ci ritroviamo, ovviamente con una bella dose di senso di colpa annessa, a voler mollare tutto e a pensare che la vita sarebbe stata più semplice e leggera senza i figli?
Peccato che parlarne sia ancora un tabù. La società non accetta ancora che una donna, mamma, possa arrivare all’esaurimento nel vero senso della parola.
Così mentre sei al lavoro, ti viene in mente che devi sentire l’idraulico per quel lavoro, fissare una visita di controllo per questo figlio, il bilancio dalla pediatra per l’altro figlio. Riempire il frigorifero, pagare il corso di tennis, di sci, di danza, portare il figlio grande a nuoto, quello piccolo al compleanno della sua compagna di classe. Ah già manca il regalo. E devo prendere permesso per andare a udienza dalla maestra. Questo weekend si diceva che si potrebbe andare a fare un giro da qualche parte, aspetta che programmo anche questo...
... dite che mi sono spiegata?
Una mamma ha un carico di lavoro "mentale" che la rende "manager" della famiglia, quella persona da cui ci si aspetta di sapere cosa fare, come e quando doverlo fare. Ci si aspetta anche di ricevere una richiesta di aiuto. Non sia mai che l’aiuto arrivi spontaneamente.
Nel 2020 credo che sia davvero arrivato il momento di parlare apertamente e onestamente di questo problema. Che sia giusto e doveroso dire alle donne che non c’è motivo di colpevolizzarsi quando arriva il giorno in cui esplodono, perché si sentono esaurite, stanche, sopraffatte. E che non sono le sole a vivere questa situazione.
Che cosa vorremmo noi mamme? Un po’ più di collaborazione e sostegno da parte dei papà, un posto di lavoro più flessibile e sensibile al nostro ruolo, comprensione e aiuto da parte della famiglia. In una parola: il giusto riconoscimento del nostro eterno stato di equilibriste tra il mondo dei figli, del lavoro, della casa, marito, amici, passioni e attività personali.
E allora vi racconto cosa ha creato Mellin fin dal 2011.
Lo scorso anno ho già avuto modo di condividere sul mio blog il progetto “Parto e Riparto”, il progetto a supporto della genitorialità e che, dopo essere nato per supportare internamente i propri dipendenti, ha avuto il coraggio di guardare ed evolversi anche verso la società esterna all’azienda (clicca qui per leggere il post).
Recentemente “Parto e Riparto” è diventato anche un portale dedicato a noi genitori, dove lo scopo è quello di dare supporto concreto ai genitori, attraverso diversi strumenti e tematiche, come ad esempio articoli pedagogici e psicologici, per aiutarci in tutte le diverse fasi di crescita dei nostri bambini. Ma ci sono anche informazioni di ambito economico, per rimanere sempre aggiornati sugli incentivi esistenti, ad esempio.
Infine, il progetto “Parto e Riparto” nel 2020 ha dato vita ad un servizio ancora più concreto: al seguente link, infatti, potete effettuare una richiesta di consulenza privata e personale con esperti sul settore inerente ai diritti del “lavoratore-genitore”, che vi daranno quindi un supporto specifico e personalizzato ai vostri dubbi con informazioni concrete e puntuali.
Utile e interessante, no?!?
Linda
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